Stato mentale di flusso e percezione

In questi giorni è l’anniversario della vittoria nella Coppa dei Campioni Europea di pallavolo femminile 2016 da parte della VBC, la squadra erede della Pallavolo Casalasca nelle cui giovanili maschili ho giocato durante gli anni delle scuole superiori, e di cui sono, anche per questo motivo, accanito tifoso.

Credits per entrambe le Foto: VBC
Nel corso dei due eventi celebrativi della ricorrenza, organizzati dalla TV Cremona1 e dal quotidiano “La Provincia”, sono state intervistate numerose atlete protagoniste della storica vittoria. Molte di loro hanno ricordato la propria esperienza descrivendo le percezioni e le sensazioni vissute prima e durante le partite della finale a 4. In tutte le descrizioni sono presenti elementi comuni, molto interessanti, per quella che alcune atlete stesse hanno definito trance agonistica (ossia un particolare stato mentale di superconcentrazione operativa, che alcuni autori chiamano stati di flusso):

  1. Percezione della realtà distorta (“mi sentivo come in una bolla…”, “ vedevo le mie compagne come se avessero la pelle d’oro…”, “sentivo i cori del pubblico nello stomaco…”);
  2. Concentrazione sull’obiettivo;
  3. Sensazione di certezza della propria forza;
  4. Automatismi propri: le azioni di gioco si svolgono automaticamente, senza pensare;
  5. Automatismi nei meccanismi di coordinazione della squadra, con l’esecuzione perfetta di schemi, il coordinamento dei tempi….
  6. Percezione della energia trasmessa dal pubblico (erano presenti circa 5000 persone, praticamente tutti tifosi VBC)
  7. In alcuni casi, sensazione della certezza della vittoria molto prima della fine della partita

Questi aspetti sono comuni con molte descrizioni simili fatte da campioni nelle più diverse attività sportive.

Come si arriva a questi stati di superconcentrazione operativa, non solo individuale (tema affrontato in questo articolo), ma anche collettiva, come nel caso di una squadra di pallavolo?

Ottenere la superconcentrazione e la performance collettiva

Nel caso di un team di lavoro, oltre che la capacità individuale, conta anche l’insieme del collettivo.

Oltre alle capacità ed abilità individuali, alla attenzione e precisione nello svolgimento del proprio compito entro le attività che si svolgono direttamente, serve conoscenza e quasi automatismo nei processi.
Ogni membro del team deve sapere:

  • quali sono le attività che deve svolgere in prima persona,
  • che risultati devono produrre e quale attività ne sono destinatarie e da chi sono svolte
  • da quali attività precedenti vengono gli input necessari e chi le svolge.

Ad esempio, proprio nella pallavolo, l’esecuzione di una buona azione di attacco dipende:

  • dalla azione di chi riceve il servizio avversario e riesce a passare una palla il più favorevole possibile all’alzatore;
  • dalla azione dell’alzatore che, ripetendo schemi provati e riprovati, alza la palla al punto giusto per uno dei due o tre attaccanti che, in base alle situazioni di gioco, ha a disposizione; finte, partenza simultanea di due attaccanti con rincorsa ecc… sono situazioni comuni per disorientare gli avversari ed evitare il famigerato muro a 3, di solito un ostacolo quasi insormontabile per uno schiacciatore;
  • dall’azione dello schiacciatore che, sulla base della situazione venutasi a creare, deve decidere, spesso in frazioni di secondo, dove orientare la palla e con che tecnica (schiacciata, pallonetto…).

Come il grande allenatore Julio Velasco è solito ripetere nei suoi seminari “voglio schiacciatori che sappiano schiacciare bene anche palloni alzati male, perché così schiacciano i palloni alzati bene in modo eccellente” e “un alzatore che si lamenta della ricezione non serve, io voglio che un alzatore sia in grado di alzare bene palla anche quando la ricezione è scarsa, così sarà in grado di fare alzate eccezionali quando la ricezione è buona”. Quindi, in caso di esecuzione “non ottimale” di altre attività, le persone che svolgono le attività successive nella sequenza del processo devono comunque sapersi adattare (almeno entro certi limiti) e proseguire comunque il processo per portarne a compimento i risultati.

Accanto al coordinamento del team serve la fiducia fra le persone. Se le persone si fidano reciprocamente delle capacità le une delle altre il team può funzionare bene e gestire al meglio i processi di cui è responsabile. Questo è anche uno dei valori su cui funziona lo standard Scrum [1] di organizzazione agile del lavoro “I membri dello Scrum Team si rispettano reciprocamente come persone capaci (di svolgere i compiti) ed indipendenti (in grado di svolgerli in autonomia).”

Per cui possiamo affermare che, per permettere ad un team intero, nel suo insieme, di raggiungere uno stato di flusso equivalente alla piena trance agonistica servono:

  • il contributo individuale delle singole persone (con tutto quanto riguarda lo stato di flusso individuale)
  • processi organizzativi bene disegnati e pienamente compresi ed assimilati dalle persone stesse (nello sport sono gli schemi di gioco)
  • sistemi di controllo per evidenziare errori e/o imperfezioni [2]
  • procedure per gestire le situazioni impreviste o non ottimali
  • fiducia e collaborazione reciproca fra i membri del team [3]

Il team coaching [4] [5] e il mentoring, oltre che la gestione ottimale dei processi, sono gli strumenti per ottenere questo.

Per informazioni ulteriori puoi scriverci o contattarci.

Bibliografia

[1] Ken Schwaber, Jeff Sutherland – Scrum Guide – https://www.scrumguides.org/scrum-guide.html
[2] Giulio Destri – L’importanza del controllo, dallo sport all’azienda – https://lindaconsulting.it/2021/01/31/limportanza-del-controllo-dallo-sport-allazienda/
[3] Giulio Destri – Gli Skill: Hard o Soft? – https://lindaconsulting.it/2020/01/17/gli-skill-hard-o-soft/
[4] Timothy Gallwey – The Inner Game of Stress: Outsmart Life’s Challenges, Fulfill Your Potential, Enjoy Yourself – Ed. Random House, 2009
[5] Robert Dilts – Il manuale del Coach  – Ed. UniComunicazione, 2014

Giulio Destri

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